mercoledì 9 giugno 2010


LA CIVILTà DEL RIUSO!

- nessuna parola, un minuto di silenzio -

martedì 8 giugno 2010

sul sentiero On Nature

Incamminarsi sul sentiero On Nature è un pò affidarsi alla scoperta di cose che sono sempre con noi, un pò di ognuno di noi, uomini su questa terra, e che non vediamo.
Prendi la mappa e inizia a camminare.
Il percorso è semplice, devi solo andare avanti, ma lo sguardo può prendere infiniite direzioni.
Trovi in questa sorta di pellegrinaggio, vissuto da più persone in questo periodo, immagini, pensieri, la "natura" come luogo fisico, luogo del nostro vissuto, luogo della mente.
Praticamente cammini sul percorso stabilito da Diego, che sorpassando il verde prato occupato qua e là da alberi di varie specie, passa attraverso il bosco, poi esce ai limiti del campo, per poi risalire su per la collina fino al solitario cerro, da cui si vede la "confusione ordinata" della natura ma anche qui un timido imporsi della mano umana con alcune paradossali ville in lontananza, e ancora si trasforma in una timida stradina non più sterrata ma con le tracce di una abbandonata strada comunale, che guarda un frutteto a braccetto con capannoni pieni di oggetti destinati al lavoro umano.
E ancora cammini e ancora vivi una metamorfosi, il paesaggio cambia, costeggi il muro della fondazione , la dimora umana, e ancora risali su per il cocuzzolo, in mezzo all'"erba" alta, ancora da tagliare, da districare, ti fermi un attimo, individui il percorso stabilito per il tuo andare, che è quello già percorso da altri prima di te, dagli animali, dai cani, dagli uomini: come l' antica via della seta: passaggi obbligati stabiliti dalla storia, e dalle generazioni che ci hanno preceduto.
Nel tuo andare incontri altre comunità, altre organizzazioni di vita, come quella delle formiche, e scopriamo come si condivide lo stesso suolo, lo stesso tempo, la stessa acqua, la stessa aria.
Questo è solo uno dei possibili strati di osservazione, i rimandi sono infiniti, come le possibili realtà che ogni essere vivente può vivere e deve affrontare ogni giorno. La mappa fisica, cartacea e la mappa del pensiero coincidono? si confondono? si contrappongono? si superano, si colmano? è tutta la stessa realtà che porta ad infinite altre verità.
Così credo che guardi il prospetto disegnato, cosi accanto guardi il percorso della tua mente, che ha radici nel mondo e si disperde nel pensiero, o che può essere anche il contrario: il pensiero disperde le sue radici nel mondo. Il punto può essere come vediamo la realtà e che rappresentazione ce ne facciamo? Quale sia la rappresentazione forse è il punto per capire cosa immaginiamo, cosa vorremmo, e quindi cosa e come cambiaremo; capire cosa vediamo per capire cosa vedremo.
Per questo essere consapevoli e sforzarsi di guardare ciò che ci circonda è la nostra unica possibilità di sopravvivenza, la complessità porta a far domande, finchè non smetteremo di farle avremo una possibilità di cambiare e trasformarci, come la vita, di vivere. Vorrei sapere cosa ne pensate!
valentina

lunedì 7 giugno 2010

eccoci




Oggi te ne vai, la permanenza nelle campagne romane si ferma qui'.
Dovendo tirare le somme ed in preparazione della chiusura di questo blog vorresti fare una lista, una lista di aspetti rimasti aperti, scoperti, affiorati, semplicemente ignorati o addirittura di indirizzo futuro.

Quindi, in ordine sparso:
-L'esibizione nella casetta/galleria (vedi sopra) rimarra' aperta fino a data non ancora definita
-La mappa ed il percorso (che si puo' scaricare qua') e' praticabile e percorribile da qui' all'infinito, di fatto, ufficialmente o meno, diventa parte della collezione della Fondazione Baruchello
-Il gruppo che si e' formato attorno a questo progetto andra' avanti, in quale forma si vedra', ma l'energia al momento spinge verso un proseguimento di intenti
-L'erba e' stata tagliata, il signor Merloni ha finalmente avuto la possibilita' di tagliare il prato per fare il fieno (il Cerro Piccolo dovra' ricominciare da capo)
-da adesso in poi si mette in moto la decentralizzazione di distribuzione: chiunque del gruppo puo' proporre e seguire vie di distribuzione del progetto (sia queste in forma di testi, esibizioni, progetti simili, etc..)
-tu prosegui la tua borsa di studio in Gran Bretagna per un'altro mese, e poi torni dall'altra parte del mondo, Australia, da dove continuerai la comunicazione con il resto del gruppo tramite canali virtuali
-al momento questo blog lo si vuole chiudere con una pagina statica, anche se alcuni gia' parlano di aprirne un'altro o di trovare una piattaforma pubblica di discussione che porti avanti cio' che si e' fatto finora
-mancano ancora alcune cose da finire (tu devi completare l'erbario) ma non necessariamente questo preclude la chiusura di questo blog
-se nel frattempo qualcuno volesse capire che cos'e' questo documento virtuale, suggerisco di iniziare da qua', e da li' risalire
- i cinghiali non sei riuscito a vederli

domenica 6 giugno 2010

TRANSITI

Testo scritto in occasione del progetto “Lanscape Joining The Dots” - 16 maggio 2010




L’ uomo crea i suoi sentieri. Storico-culturali sicuramente. Fisici non proprio.
L’ uomo ha costruito le strade sulle antiche vie, le vie sui percorsi, i percorsi sulle mulattiere, e poi si salta l’ anello di congiunzione. Sono stati gli animali a creare più o meno involontariamente i primi transiti, appoggiandosi ai limiti naturali geologici e vegetali, e sui quali poi l’ uomo è intervenuto.

Simbiosi, cooperazione, collaborazione. Uso su uso e disuso. Così il paesaggio è stato sgomitolato in fili e nastri di terra libera per poter transitare, andare, passare, muoversi.
Paesaggio di passaggi. E continuando la catena si potrebbe aggiungere l’ anello dei paesaggi-passaggi culturali costruiti su quelli fisici artificiali o naturali.
La natura transita e crea un paesaggio. L’ uomo transita e crea un paesaggio.
“Sovra-paesaggio”?

USCITA

Testo scritto in occasione del progetto “Lanscape Joining The Dots” - 16 maggio 2010




Varco da cui si esce o si può uscire. Sul vocabolario della lingua italiana l’ uscita è indicata così. Ma un’ uscita implica la presenza di qualcosa che chiude e che delimita per i motivi più vari. Ed uscita non è l’ entrata.
Uscita è per andar via, forse per fuggire. L’ Uscita esclude l’ altro da noi, lo taglia via. E fuori cosa c’ è?
I cinghiali hanno creato questo passaggio, spavaldi di quel confine tra “selvaggio” e “civilizzato” che tanto terrorizza l’ essere umano e che smuove in lui sentimenti atavici e ancestrali. Queste paure, arroccate ormai su fermi scogli culturali, hanno fatto anche della natura più quieta, come quella delle campagne romane, luoghi popolati da creature feroci, virus letali e piante velenose. Uno scenario quasi primordiale in un mondo ormai impastato e modellato a nostro piacimento.
Passaggio animale, uscita umana quindi. E l’ uomo rimane dentro la sua “comfort-zone” beato e schivo. Forse.
Questo distaccarsi ha fatto dell’ essere umano un essere debole. Anche il polline si è tramutato quasi in virus. E così ci ammaliamo, e ci ostiniamo a farlo standocene sulle nostre rocche asettiche e insegnando a chi viene dopo di noi ad arrotolarsi su vaghe sicurezze.
Cinghiale mostro mitologico che vaga tra inferi e mondo terrestre o semplice “passante”?