domenica 6 giugno 2010

USCITA

Testo scritto in occasione del progetto “Lanscape Joining The Dots” - 16 maggio 2010




Varco da cui si esce o si può uscire. Sul vocabolario della lingua italiana l’ uscita è indicata così. Ma un’ uscita implica la presenza di qualcosa che chiude e che delimita per i motivi più vari. Ed uscita non è l’ entrata.
Uscita è per andar via, forse per fuggire. L’ Uscita esclude l’ altro da noi, lo taglia via. E fuori cosa c’ è?
I cinghiali hanno creato questo passaggio, spavaldi di quel confine tra “selvaggio” e “civilizzato” che tanto terrorizza l’ essere umano e che smuove in lui sentimenti atavici e ancestrali. Queste paure, arroccate ormai su fermi scogli culturali, hanno fatto anche della natura più quieta, come quella delle campagne romane, luoghi popolati da creature feroci, virus letali e piante velenose. Uno scenario quasi primordiale in un mondo ormai impastato e modellato a nostro piacimento.
Passaggio animale, uscita umana quindi. E l’ uomo rimane dentro la sua “comfort-zone” beato e schivo. Forse.
Questo distaccarsi ha fatto dell’ essere umano un essere debole. Anche il polline si è tramutato quasi in virus. E così ci ammaliamo, e ci ostiniamo a farlo standocene sulle nostre rocche asettiche e insegnando a chi viene dopo di noi ad arrotolarsi su vaghe sicurezze.
Cinghiale mostro mitologico che vaga tra inferi e mondo terrestre o semplice “passante”?

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