
L' altra settimana abbiamo iniziato questo processo di comprensione, dibattito e constatazione del paesaggio da un 'cucuzzolo'.
Da un punto di visto bio-politico ti interessava iniziare questo processo partendo dall'alto.
Ieri abbiamo poi portato l'attenzione ad un'altro aspetto fisico, parte integrale del paesaggio (reale e metaforico) la recinzione.
Con questo tema abbiamo discusso l'idea di proprieta', definizione di proprieta', l'aspetto importante del giardino ( il civilizzato dentro, il selvaggio fuori), la paura dell'indomabile, dell'altro.
Le recinzioni, le staccionate, i muri, sono nati come delimitazione di spazi e determinazione di 'aree sotto controllo'/'safe zones' ('aree sicure'?)
Da un punto di vista psicologico e antropologico l'avvento della recinzione e' stato un passo molto importante per l'umanita' e per come si vive il paesaggio.
Il concetto di recinzione si presume si sia formato a pari passo con la nascita della domesticazione di alcune speci vegetali (frumento e legumi) e di animali, per contenere quest' ultimi e per difendere le coltivazioni da predatori selvatici e umani.
Il processo, iniziato circa 11,000 anni fa', fu' di lento divenire, rimpiazzando pian piano il sostentamento da una raccolta nomadica a societa' agricola sedentaria.
L' avvento del controllo del paesaggio ad uso produttivo cambio' il modo in cui l' umanita viveva nel paesaggio, iniziando i primi interventi di appropriazione, difesa, sfruttamento e insediamento stabile: i recinti.
Si e' parlato dell'aspetto psicologico della recinzione: dentro c'e' la sicurezza, il noto, la tranquillita', il perfetto (Giardino di Eden). Fuori, il selvaggio, l'incognito (il bosco nelle favole popolari).
Si e' parlato del concetto di proprieta' espresso dalla recinzione: piu' alto e' il muro piu' si pensa ci siano cose grandi dentro. Le recinzioni alte sono anche viste come minacciose dal di fuori: implicano zone che non si possono accedere, nascondono incognite, e per questo potenzialmente pericolose.
Si e' discusso del concetto di privato implicato dal recinto: intimo, chiuso quindi internalizzato, non espresso o sociale.
Si e' poi parlato dell' effetivo controllo all'interno del recinto, il paesaggio soggiogato a disegni utilitari, ma che comunque la natura (intesa come l'insieme di speci non umane che abitano l'ecosistema) si ribella continuamente al controllo.
Abbiamo concluso con una camminata lungo il confine della Fondazione e nel tragitto ci siamo soffermati ad un paio di posti dove i cinghiali hanno fatto un buco sotto la recinzione, per poter entrare nella proprieta' e sfamarsi di notte.
Questo post e' stato scritto senza andare a ri-ascoltare la registrazione dell'incontro.
Probabilmemnte ti dimentichi parti importanti, ma chi c'era lo sa', e puo' aggiungere.
Nel frattempo Valentina ti manda in un messaggio:
Recinto come conservazione e protezione
Recinto come castrazione e allontanamento