venerdì 9 aprile 2010

Rispetto Ispirazione Spore Asparagi














Maestro è non solo un essere umano, ma anche un animale, una pianta, un minerale, un oggetto...
Tutto ciò che amplia la nostra consapevolezza è un maestro.
A.Jodorowsky

rispetto: Sentimento e atteggiamento di deferenza verso qualcuno che si ritiene degno di stima e di onore: avere r. per le persone anziane; gli uomini saggi incutono r.

Consideriamo la natura come qualcuno, consideriamo noi stessi come natura. Investiamo di onore e rispetto la natura perché è onore e rispetto che bisogna avere per sé stessi. Siamo pronti per procedere in un campo d'orzo nel rispetto del suo ecosistema:

- attraversare l'area procedendo sul sentiero già tracciato. proseguendo in fila indiana in modo da calpestarne la minor superficie possibile;

- fermarsi in un'area circolare distinta per il colore più scuro della vegetazione. Si tratta di una fungaia disposta proprio sul cucuzzolo del campo;

ispirazione: Estro creativo, impulso alla creazione artistica e intellettuale: versi privi di i.
‖ Particolare stato di concentrazione capace di tradursi in impulso creativo: sta cercando l'i.

La fungaia è un' area circoscritta, la sola su cui sostare senza che l’ecosistema sia notevolmente modificato. L’interno del suo perimetro è arido ma la sua forma è fonte di ispirazione.

spora: BOT Cellula delle piante crittogame destinata alla riproduzione agamica di un nuovo individuo

Le spore sono cellule prodotte dai funghi capaci di germinare dando vita a nuovi individui. Se il terreno è adatto, la spora produce un lungo filamento detto ifa che si ramifica e crea un insieme di ife dello stesso sesso. Quando questo insieme (micelio) incontra un altro insieme primario di sesso opposto, si forma un insieme secondario capace di vita vegetativa propria, e in grado di emettere funghi che riprodurranno a loro volta spore. Il micelio tende a propagarsi attraverso terminazioni periferiche formando un cerchio simile a quello provocato gettando una pietra nell’acqua. Al centro la terra rimane arida perché il micelio decomposto e svuotato delle sostanze nutritive rappresenta un elemento tossico, mentre il cerchio, molto evidente, si presenta con erba verde e vigorosa dalle profonde radici. Confine naturale. Confine circolare. Motivo per cui, anticamente, si credeva che i funghi fossero fatti apparire da spiriti dei boschi. Ma alla credenza si aggiunge il mito. Secondo quanto tramanda Pausania, Perseo era in viaggio per fondare il suo nuovo regno quando, stanco ed assetato, si fermò per bere ed usò per farlo il cappello di un fungo. Decise allora di fondare in quel punto una nuova capitale e di chiamarla Micene, a ricordo del fungo stesso (mikés in greco).

Mentre il fungo si riscopre illustre, l’acqua si riconferma fonte vitale, determinante nella sopravvivenza, nello stanziamento e nello stesso essere umano.

Torniamo indietro. Dal recinto circolare, nuovo zigzagare sul sentiero, fino al recinto pressoché rettangolare del campo. Ma stavolta il confine è tutt’altro che arido. A ridosso della recinzione salta all’occhio una linea scura nella vegetazione.

asparago: BOT Erba perenne delle Liliacee Asparagacee, con grosso rizoma da cui spuntano germogli eduli

Di nuovo è la forma ad attrarre. Osservate da vicino le protuberanze dell’asparago si scoprono uncinate, il cespuglio di foglie pungente (sparàssien, in greco “strappare”). E la forma continua a stupire, nella fillotassi che la caratterizza. Quando meno te lo aspetti, i numeri.

E la fame. Per non dare i numeri continuando con le parole, naturalmente fare.

frittata di asparagi (per 3 persone) ingredienti: 1 cipolla, olio extravergine d’oliva, parmigiano grattugiato, 2-3 cucchiai di latte, 3 uova, pepe nero, sale, 100 grammi circa di asparagi;

tritare finemente la cipolla, dopo aver asportato il cuore. Soffriggerla nell’olio, aggiungere gli asparagi tagliati a pezzi. Sbattere le uova con latte, parmigiano, sale e pepe. Versare le uova nella padella quando gli asparagi diventano di un verde più intenso, facendo cuocere il tutto a fuoco lento.













On water, oppure, l'arte che fa?

Quest' ultimo incontro lo abbiamo incentrato sull'aspetto acqua, fonte di vita, bene prezioso, l'oro del XXI sec., eccetera, i riflettori sull'aspetto arte in contesto acqua (ci siamo bagnati riflettendo sull'arte?)..

c'era anche un sottotitolo, un elemento discusso in molte sedi accademiche odierne: Does Art have agency?

Puo' l' Arte fare qualcosa?

Da parte tua hai portato sul tavolo di discussione una serie di interventi artistici degli ultimi 40 anni che hanno voluto divergere l'attenzione della pratica da concetti/contesti immaginari-utopici-metaforici-filosofici per arricchirsi di una rilevanza effettiva e pratica: un'arte che davanti l' emergenza ambiente fa' effettivamente qualcosa e non si limita a parlarne e/o denunciare discrepanze in gallerie e musei.

Il primo esempio portato e' di Hans Haake, artista concettuale e non, famoso per le sue opere molto critiche del sistema artistico criticofago (le critiche al sistema vengono eventualmente ingurgitate e incorporate nel sistema.. lui stesso ne e' stato vittima, come un po' tutte le avanguardie).

Nel 1972 Haake propone un lavoro di riflessione sulla qualità dell'acqua. L'artista presenta in un'esibizione al Museum Haus Lange, Krefeld, Germany lo scarico torbido degli impianti di depurazione di Krefeld. L'acqua presentata in una vasca, ufficialmente pulita abbastanza da poter essere re-inserita nel fiume Reno, porta l'attenzione al ruolo dell' impianto di depurazione nel degrado del fiume. Haake durante la mostra rifiltra l'acqua per poi irrigare il giardino del museo, introducendo cosi' il concetto di bonifica delle acque grigie.


Se questo e' un atecedente, poi allora si possono portare avanti paralleli con un'altra opera artistica ben piu' recente, AMD&ART, dove la capacita' del discorso artistico e' stata usata come leva in un intervento di rimedio ambientale completo, che e' riuscito non solo a coinvolgere artisti, ma anche biologi, idrologi, sociologi e naturalisti e la popolazione interessata dal progetto ( Vintondale, Pensylvannia, USA).


Il risultato ha permesso ad una comunita' di riappropriarsi del proprio paesaggio, rendendola capace di recuperare aree seriamente inquinate, ricostruendo una relazione attiva e partecipata con la natura.


Puo' quindi l'arte essere vettore di cambiamenti sociali?

Altri progetti discussi sono stati Basia Irland, A Gathering of Waters, Daniel McCormick, Watershed Sculpture and the work of the Harrisons, which needs a post on they're own right.

But lets just post this for now

giovedì 8 aprile 2010

acqua




"Le cose che mi appresterò a fare ruoteranno intorno all'acqua. Può essere che non le faccia mai, ma in tutti i casi voglio provarci. Mi sento molto attirato dall'acqua, è un vero specchio, l'acqua offre mille possibilità, vorrei fare delle pozzanghere d'acqua fangosa. Si va a vedere, a questo punto, chi di noi due sfrutterà l'altro, perchè se è lei che mi possiede, è finita!"(Da conversazione di Pino Pascali con Carla Lonzi, 1967)
A pochi anni dalla morte, Pascali propone questi due lavori significativi che vertono sul tema dell'acqua:"9 mq di pozzanghere" nella collettiva "Lo spazio degli Elementi: Fuoco,Immagini,Acqua,Terra" presso la galleria L'Attico a Roma nel Giugno del'67 e "32 mq di mare"in "Lo spazio dell'immagine" a Foligno nel Luglio dello stesso anno.
Secondo Cesare Brandi la forma più immediata di analogia è nel ricreare proprio l'acqua con l'acqua. A questa si accompagnano materiali di derivazione industriale: pannelli di truciolato laccato in "pozzanghere" e vasche di zinco per "mare", entrambe riempite con acqua colorata all'anilina (una sostanza capace di produrre un'intensa colorazione blu).
Ero curiosa di estendere a voi il mio interrogativo, in che termini l'acqua sfrutta/possiede l'artista?L'artista riesce a circoscriverla, ma l'acqua che intravediamo, artificiosamente contaminata dal composto chimico, è ancora "naturale"o la sua è ormai una dimensione tutta artificiale?(Se ancora si vuol alludere alla dicotomia Natura - sviluppo industriale e tecnologico...).

martedì 6 aprile 2010

Lucy e Jorge Orta con l'acqua



Lucy e Jorge Orta, Unita' Mobili di Intervento 2005, installazione



Lucy e Jorge Orta, Refuge Wear 2005.

La mostra:
Drink Water!
Lucy e Jorge Orta
A cura di Gabi Scardi

Lucy e Jorge Orta sono un duo che collabora dai primi anni '90, lo scopo dei loro progetti è scatenare azioni propositive e reazioni a situazioni d'emergenza sociale. Hanno fondato lo Studio Orta a Parigi nel 1991 e the Dairy a Marne la Vallè nel 2002, due centri di ricerca che hanno l'obiettivo di amministrare e produrre opere d'arte, pubblicazioni, laboratori, seminari e residenze in modo collaborativo. La mostra veneziana ha un nuovo obiettivo di ricerca, in questo caso infatti, è affrontato il tema della carenza d'acqua come risorsa naturale e sono presi in esame gli effetti che hanno la privatizzazione e il controllo delle aziende sulla possibilità di accedere all'acqua pulita, visto che questo rappresenta una necessità e un diritto per tutti. A partire dall'analisi rigorosa del problema e attraverso l'elaborazione poetica, gli artisti hanno prodotto una serie di 'Unità Mobili di Intervento' e di installazioni che riguardano il ciclo di raccolta e distribuzione dell'acqua. La prima cosa che si vede entrando nella galleria è un sistema 'simbolico' di filtraggio e purificazione dell'acqua per rendere quella del Canal Grande potabile e in distribuizione nel corso della Biennale. Durante l'opening molti si chiedevano se quello che stavano bevendo fosse davvero l'acqua del Canale... Lucy Orta è nota per i suoi oggetti artistici che evocano il bisogno di cambiamento e suggeriscono stili di vita alternativi, così come per le "architetture con l'anima" come lei stessa le definisce. Jorge Orta è conosciuto per le sue collaborazioni con comunità locali e le proiezioni luminose su luoghi leggendari e urbani importanti da un punto di vista storico o ecologico. I trattamenti e la distribuzione dell'acqua potabile sono i temi centrali dei laboratori che coinvolgeranno studenti e giovani artisti di Fabbrica Treviso, del Van Abbe Museum di Eindhoven e di The Dairy.

Siluetas: desiderio di ritrovare un relazione fisica con la terra


"Nel tronco di un albero una ragazza incise il proprio nome con gioia e l'albero si piegò su sè stesso lasciando sbocciare un fiore per la ragazza. Io sono l'albero commosso e triste tu sei la ragazza che ha ferito il mio tronco. Faccio sempre la guardia al tuo adorato nome e a ciò che hai combinato con il mio povero fiore".
Ana Mendieta

lunedì 5 aprile 2010

Haiku

L' haiku è un breve componimento giapponese di tre versi . E' quindi poesia, e dunque arte. E' giapponese, e dunque orientale.
Il soggetto è sempre la natura con le sue stagioni.
La natura nell' haiku è un filo d' erba come la neve, il canto degli uccelli come un movimento umano. Spesso il soggetto è l' acqua. Ed è l' acqua a essere universalmente il simbolo della vita. La parola italiana natura deriva dal verbo latino 'nascere'. E' dunque l' acqua vita e quindi vita la natura.
Tre versi. Un confine (mentale) zen che descrive nel minimo l' immenso di ciò che non racconta.

natura: 自然 shizen
acqua: 水 mizu
vita: 生活 seikatsu

Indico qui alcuni componimenti che ho scelto perchè in qualche modo mi riportano alle discussioni con Diego.

foglie
adagiate su una pietra
sepolta nell' acqua
Naito Jōsō (1662-1704)
stringono la via
le spighe dell' orzo
pesanti di pioggia
Naito Jōsō(1662-1704)
si mescolano
il lago e il fiume
nella pioggia di primavera
Yosa Buson
(1715-1783)
giorno di primavera:
si perde lo sguardo in un giardino
largo tre piedi
Kobayashi Issa
(1763-1828)
erba estiva:
per molti guerrieri
la fine di un sogno
Matsuo Bashō
(1644-1694)
è primavera:
una collina che non ha nome
velata nel mattino
Matsuo Bashō
(1644-1694)