sabato 22 maggio 2010

Terramadre



Sei tornato all'evento La Settimana della Biodiversita', portandoti dentro le domande maturate il giorno prima.
Sei andato ad ascoltare la tavola rotonda dell'Accademmia Americana a Roma: un esempio di sostenibilita', seguendo un suggerimento di Silvia, un'amica e coadiuvatrice dell'evento, in quanto una delle relatrici era Alice Waters, fondatrice della Chez Panisse Foundation e vice presidente di SlowFood International.

Si presentava qui' il lavoro svolto dall'organizzazione dell'American Accademy per trasformare la loro mensa grazie al contributo di una chef che ha rivisitato e setacciato le catena di produzione della regione in cerca di ortaggi, pasta, vino e olio locali e organici.
Il tutto risulta in un menu' tipico romano, con ingredienti 'romani'.
Interessante constatare che questa operazione posta come esempio sia stata scaturita da una volonta' non indigena, che con grande maestria rivaluta e apprezza la varieta' e validita' della cultura gastronomica romana.

'In america stanno succedendo cose molto importanti, e noi in Italia dobbiamo prendere esempio', ha detto Carlo Petrini in piu' di un'occasione, giovedi' e di nuovo ieri, in un'altro incontro a cui hai partecipato, dove il film di Olmi, Terramadre, e stato preceduto da un dibattito.
Gli esempi mediatici della First Lady americana, che in uno dei sui primi interventi publici dopo l'elezione di Barack Obama come presidente, ha piantato un orto biologico nei giardini della casa bianca e' emblematico allora, e non solo political correctness.

Hai di nuovo sentito parlare Petrini allora, e le tue domande antagoniste ti si sono in qualche modo morte in gola.
In discorsi di corridoio con una giornalista hai ridimensionato il tuo approccio. Con Gabriella si e' preso coscienza di un aspetto molto importante di cio' che SlowFood e Terramadre stanno facendo, al di fuori dai discorsi miopi di politiche locali, non bisogna perdere d'occhio l'obbiettivo finale.
Il trasversalismo professato da Petrini con i vari collaboratori crea, a parole sue, un' austera anarchia, dove le varie parti vengono rappresentate in qualsiasi forma possano proporre, in quanto la meta non e' politica, ma sociale, di rivalorizzare la produzione primaria indipendente come l'unica vera soluzione al sostentamento effettivo, di tutte le popolazioni mondiali.

Al momento ti basta questo.

venerdì 21 maggio 2010

Slow food talk


Questo e' l'anno della biodiversita', dichiarato dalle Nazioni Unite.
In concomitanza con questo evento tutto il mondo sono sbocciate varie iniziative, conferenze, esibizioni e tavole rotonde.
Al momento Roma ne e' partecipe con vari eventi, tra cui quello che sembra sia il piu' ufficiale che comprende una serie di (appunto) conferenze, tavole rotonde e mostre interattive, ma anche concerti rassegne cinematografiche e attivita' per ragazzi sotto la bandiera dell'iniziativa la Settimana della Biodiversita': alla scoperta dei legami tra cultura, cibo e natura, all' Auditorium.
Ieri hai partecipato alla presentazione del libro Terra Madre. Come non farci mangiare dal cibo, di Carlo Petrini.
Conosco il lavoro di Petrini da anni e avere la possibilita' di vedere parlare questo personaggio molto importante ti interessava tantissimo.
Petrini e' praticamanete l'ideatore di quello che poi e' diventato una rete internazionale, SlowFood.
Dal tuo ppunto di vista una soluzione mediatica ammirevole, questo personaggio ha saputo raccogliere l'istinto di soppravvivenza culturale locale sotto la bandiera del cibo. Di li' la struttura complessa ed orizzontale creatasi ha poi sboccato nell'istituzione di un network internazionale devoto alla salvaguardia delle diversita' regionali di tutto il mondo: TerraMadre, con oltre 155 stati rappresentati da piccoli coltivatori e produttori.
Nelle sue stesse parole la voglia di prepontemente ottenere una rilevanza economica attraverso una politica partecipativa, ha potuto raccogliere i consensi e le energie di molti, tanti, lontani e vicini.
Ammirevole, una rappresentanza economica attraverso una democrazia orizzontale, dove le varie peculiarita' locali sono protette dai lobbisti delle multinazionali che vogliono registrare marchi e piante, piatti e usanze con il fine ultimo di esclusivita' di guadagno.
Non sei potuto rimanere fino alla fine, in quanto le possibilita' di trasporti publici per tornare nella campagna romana non te lo hanno permesso. Hai lasciato un registratore con un'amica perche' raccogliesse il resto dell'incontro che vedeva Petrini confrontarsi con il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, su tematiche svariate come la rilevanza sociale degli orti urbani, della lottizzazione selvaggia a scopi di lucro nel mercato immoboliare, e meccanismi efficaci di democrazia partecipata a livello locale.
Hai lasciato prima che fosse stato possibile fare domande, se mai ti avrebbero dato la possibilita'.
Da bravo eretico e avvocato del diavolo, avresti voluto confrontare Petrini con delle domande che tanti si pongono fra ristoratori e produttori:
Leggevi sulla Repubblica del 15 maggio della mossa politica dell'organizzazione SlowFood, che e' in processo di creare realta' rappresentative a livello locale tramite la propria rete di iscritti.
Da voce di contadini SlowFood vuole diventare voce politica.
Interessante questo salto, da realta' extraparlamentare si vuole qua' entrare nella mischia, pensando effettivamente di poter tenere la bandiera pulita e ritta.
Se l'idea di democrazia orizzontale ha portato SlowFood ad essere cio' che e', com'e' possibile pensare che una rappresentanza politica rimanga indipendente e extra-parlamentare?
E poi ancora, SlowFood e' diventato di fatto un marchio, con processo di autenticazione non diverso dal D.O.C. e altre mafiosette di rappresentanze di mercato, al punto che due anni fa', in Nuova Zelanda, in un supermercato hai trovato un pacchetto nella sezione cibi precotti con la chiocciolina SlowFood... SlowFood da riscaldare nel micro-onde..
Ma ci vogliamo prendere in giro?

Ora, nulla di questo toglie dal mio rispetto verso le idee e la rilevanza dei discorsi di SlowFood, che fra l'altro ha fra i loro sostenitori e ideatori strutturali gente come Vandana Shiva.
E nulla toglie dalla necessita' di trovare delle forme partecipate ed effettive per contrastare lo strapotere delle multinazionali a livello politico locale e globale tramite i loro lobbisti, non e' mai tutto oro quel che luccica, ma sicuramente si puo' notare la differenza fra oro finto e carbone acido, quindi, ritornerai oggi, per ascoltare ancora.

domenica 16 maggio 2010

Cultura-Natura

Oggi domenica 16 maggio abbiamo presentato il nostro lavoro, ed e' stato fantastico, l'interesse e gli apprezzamenti erano onesti e sentiti.
Altri scriveranno di cosa e' successo oggi, mentre tu vorresti proporre uno scritto che Francesco de Santis (vedi questo articolo) mando' un paio di settimane fa', a seguito di una nostra richiesta di contributo a questo blog. Sfortunamtamente questo testo fu' perso temporaneamente, ma ora ritrovato con piacere proponi.

Estremamente chiaro e scorrevole, de Santis riesce qui' sotto a presentare una lettura della relazione fra societa' e natura, dalle radici ad ora.
Il testo finisce con l'affermare che solo l'arte puo' dare nuove letture e soluzioni all'antropocentrismo odierno.
Tu non sei totalmente daccordo su questo punto, da artista non credi che una singola sfaccettatura culturale possa raggingere tanto, a meno che non abbia il supporto della comunita' nella sua ampiezza.
Ma poi allora il distacco attuale viene colmato da tutti, non solo dagli artisti.
Ringrazi Francesco per questo testo

Il Paesaggio e l'Estetica

Il mondo, quello che diverrà poi fruibile dall'uomo, dopo un'iniziale fase d'inospitalità e dopo un lungo periodo d'incubazione della vita, letteralmente esplose. Dalle microscopiche alghe si passò presto a gigantesche masse vegetali che coprirono le terre del nostro pianeta ed equilibrarono con l'ossigeno, utilizzabile poi dalle forme animali, un'atmosfera satura d'anidride carbonica. Foreste e praterie si riempirono di vita in scenari simili a quelli che noi oggi possiamo ancora ammirare. E' in questi ambienti che più tardi fece la comparsa l'uomo. Immerso nella più rigogliosa natura, visse inizialmente da succube e intimorito iniziò a decifrare i misteri della natura. Con lenta e costante applicazione si dotò delle leve che gli permisero di portare cambiamenti al mondo naturale che lo circondava e modificazioni più adatte a fornir vantaggi in un vivere arduo, colmo di insidie e di incertezze del futuro. Scoprì come addomesticare gli
animali e divenne allevatore, come coltivare i vegetali e divenne agricoltore. Il paesaggio sotto le
motivazioni del suo vivere cambiava di forma da vergine a colturale; le foreste si mutavano in selve, le praterie divennero campi agricoli. L'evoluzione era innescata; mutavano bisogni umani ed avanzavano le conoscenze. Per l'ottimizzazione delle attività produttive, l'insediamento abitativo si differenziava in rurale ed urbano e tra campo e città si tessero rapporti intimamente legati da mutue necessità. Il paesaggio delle forme primitive, naturali e primarie mutato in colturale, diventava anche luogo culturale e la parziale antropizzazione, anche se lasciava ampie zone di vita spontanea, sfigurava e configurava i luoghi. Il paesaggio diventava in toto opera dell'uomo. Nel corso della sua storia l'uomo sempre è intervenuto sulla natura, per la soddisfazione dei suoi bisogni; l'ha modificata e ne ha trasformato il suo primitivo aspetto, di
volta in volta giungendo a situazioni di nuovo equilibrio. Ma le pulsioni del progresso sono inarrestabili e alle condizioni di equilibrio stabile tra uomo rurale e natura si aggiunsero le necessità industriali che l'economia portava come inderogabili. Presero il sopravvento sulle attività in equilibrio con la natura, come la pastorizia e l'agricoltura, quelle industriali che più avvantaggiavano l'economia e che, in modo completamente imprevisto perché i limiti della natura non erano noti, contemporaneamente squilibravano il rapporto uomo-ambiente. Il paesaggio si degradò molto rapidamente, si degradò “industrialmente” e per correre ai ripari si formularono i concetti di “salvaguardia”, “tutela”, “protezione” e similari. Si incrementarono le aree verdi cittadine e si volle una tutela progettabile per una “natura” la cui funzione rimaneva essenzialmente e comunque asservita all'efficienza sopratutto degli uomini produttori. Malgrado la pace delle coscienze è l'impasse! Per dirla con le parole di Rosario Assunto: natura cittadina “...che sta alla realtà del paesaggio e del giardino, come l'unione amorosa verace sta all'accoppiamento... con le fanciulle pneumatiche”. Il superamento si trova nell'Arte del Vivere figlia dell'arte tout court ! Arte, antidoto della produttività di massa e per la massa, arte, la sola che possa riportare, in cornice estetica, equilibrio all'equazione natura = vita. Arte che toglie il recinto al giardino, trasforma in Eden il paesaggio e conduce oltre le salvaguardie, verso simbiosi uomo-territorio che, fuori d'ogni degrado psichico e materiale, trovano compenso dal canto degli uccelli, dal profumo dei fiori e dai colori delle loro corolle.
Francesco de Santis

FORMICHE

Testo scritto in occasione del progetto “Lanscape Joining The Dots” - 16 maggio 2010



formica: insetto imenottero di piccole dimensioni, con corpo snello, capo grosso, addome peduncolato; vive in comunità organizzate, costituite da individui differenziati (maschi e femmine, con le ali; operaie, senz’ali). Dal dizionario alla terra.
punti di vista: imparare ad osservare ciò che non è alla nostra altezza. L’altezza è in fondo relativa. Chinarsi ad osservare la macchia stonata di un prato, dove l’erba si dirada. Si apre un
mondo dislocato:
comunità di individui intenti nella costruzione del proprio presente e quindi del futuro, in un lavorio intenso e ritmico nel suo moto labirintico, nel trasporto di cibo. Previdenza per un inverno che come ogni anno ritorna. Ogni individuo lavora in funzione del benessere della comunità. Le strutture abitative dove vivono variano notevolmente in relazione al materiale che trovano e al clima di un determinato ambiente. Di conseguenza, anche la loro organizzazione sociale varia notevolmente da gruppo a gruppo e pertanto le loro abitudini sono varie. Gli individui passano il tempo in cui non nutrono la prole o raccolgono il cibo nell'ambiente esterno, dedicandosi alla cura del corpo o al gioco. Poche parole: comunicano fra loro mediante l'invio nell'ambiente di una sostanza chimica volatile che percepiscono per mezzo dell'olfatto. Cosa abbiamo appreso? - Una umana descrizione, che poco calza all’uomo odierno. - La descrizione di un insetto, del misero per noi, per antonomasia. - Che l’uomo può essere più misero della formica stessa. Ma non per questo siamo pessimisti.
Dalla realtà al mito…e viceversa:
i Mirmidoni, antico popolo della mitologia greca, discendevano dalle formiche, trasformate in uomini da Zeus per preghiera di Eaco, per ripopolare l’isola di Egina devastata da una pestilenza. Seppure la miseria devastasse il mondo, il misero darebbe nuovo inizio.