giovedì 3 giugno 2010

BOSCO

Testo scritto in occasione del progetto “Lanscape Joining The Dots” - 16 maggio 2010


“Nel mezzo del cammin di nostra vostra vita
Mi ritrovai per una selva oscura,
che la dritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
Esta selva selvaggia e aspra e forte
Che nel pensier rinnova la paura!”
(Inf,I,1-6)


Il bosco è un luogo al quale ci si può avvicinare in modo sempre diverso a seconda delle nostre
personalità ed esperienze. A volte la paura di questi luoghi ha origine nel ”non sapere” (ancora), o dal senso dell’avventura, nuova, che si può iniziare.
Può essere l’immagine di un luogo incontaminato o di un luogo spaventoso, di un luogo in cui rifugiarsi o in cui trovare una sosta. L’ambivalenza del bosco è proprio questa: ciò che spinge verso di esso è anche ciò allontana. Anche per questo, è stato considerato da sempre il luogo ideale nel quale ambientare racconti ed ogni tipo di fiaba. Nel bosco infatti, la normale dimensione delle cose muta: gli esempi sono molti e in particolare Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll. Qui il personaggio viene catapultato in un luogo ameno dove le più diverse specie vegetali ed animali prendono vita per partecipare positivamente o negativamente all’esperienza unica della protagonista. I fiori e gli animali della fiaba, le ombre e la luce che filtrano attraverso gli alberi, assumono aspetti diversi, acquisiscono facoltà magiche fino ad esprimere connotazioni del bosco prima immaginate solo nella mente. Ed è nella mente che per lungo tempo tali aspetti vengono custoditi. La psicanalisi studia proprio i processi attraverso i quali la rimozione del desiderio e la frustrazione delle proprie capacità e risorse assuma forme simboliche (sublimate) nei sogni, nelle fantasie e nelle fiabe. Per Carl Gustav Jung, ad esempio, lì nascono gli archetipi. Pertanto l'inconscio può esprimersi nell'immagine archetipica del grande bosco o del mare che l'eroe o l'eroina della fiaba devono attraversare. Il bosco diventa così il luogo dell’immaginario, del fantastico e spesso delle forze naturali ancora originarie. (Valentina Lanzara).

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